Si scrive “difesa della famiglia” si legge negazionismo dell’omofobia.
Come reagirebbe la città di Reggio Emilia se si tenesse un convegno in cui l’oratore nega l’esistenza dell’antisemitismo, e al rappresentante delle Comunità Ebraiche fosse impedito di parlare urlandogli contro? Come reagiremmo tutti quanti se qualcuno organizzasse un convegno in cui si nega l’esistenza della pedofilia, e si vietasse di intervenire a un rappresentante delle vittime? Cosa leggeremmo sui nostri giornali, se a un convegno aperto al pubblico si dicesse che non è vero che i cristiani sono perseguitati in certe aree del mondo, e venisse impedito di parlare a un missionario?
Ebbene, questo è successo ieri a Montecavolo, al convegno “Genitore 1 e genitore 2 non più mamma e papà”, un convegno promosso in sordina, ma alla presenza del Vescovo Camisasca, riedizione ripulita formalmente rispetto al convegno di Regina Pacis organizzato dalle Sentinelle in Piedi reggiane (quello in cui si accostavano “omosessualità” e “sdoganamento della pedofilia”).
All’epoca Don Paolo Cugini cancellò l’evento su pressione dei parrocchiani e dei cittadini reggiani, e disse che ne avrebbe organizzato uno invitando anche l’Arcigay. Passata la polemica, gabbate le vittime: siamo stati tenuti all’oscuro di questo evento, e siamo andati a partecipare ascoltando con attenzione due ore di insinuazioni, distorsioni della realtà, falsità. Ho qui con me tredici pagine di appunti presi durante la “lezione” di Gianfranco Amato dei “Giuristi per la vita” (degli altri), in cui ribatto punto per punto alle menzogne espresse. Amato ha evocato il clima dei gulag, delle persecuzioni fasciste, dei lager nazisti parlando della crudele “Lobby Gay” (a suo dire “il Rockfeller Center e Bill Gates”!). E questo a pochi giorni dalla Giornata della Memoria, in cui abbiamo ricordato – tra le vittime – anche quelle omosessuali. Del resto quale sensibilità attendersi da un soggetto che per sua stessa ammissione è andato a equiparare l’amore tra due uomini all’amore per un cane nel Liceo Cavour di Roma, lo stesso in cui il “ragazzo con i pantaloni rosa” si era tolto la vita perché vittima di bullismo omofobico (ennesima omissione di ieri di Amato).
Purtroppo, quando ho cercato di esporre le mie argomentazioni nello spazio per gli interventi, sono stato sovrastato da urla, grida, isteria da parte di un pubblico incitato all’odio dal bombardamento di bugie cui hanno voluto credere (la buonafede quando si applaude a chi dice “l’omofobia non esiste, però esiste l’eterofobia”, è esclusa).
Ma noi siamo democratici veri, e crediamo nel confronto: chiediamo di affrontare con serenità queste questioni che riguardano la nostra vita, la vita di un decimo della popolazione (dati OMS). Per questo ribadiamo anche in questa sede che invitiamo per un confronto pubblico e pacifico i referenti reggiani delle “sentinelle in piedi” e delle altre associazioni che tanto parlano del pericolo “gender”. Lo vogliamo fare presto, lo vogliamo fare pubblicamente, lo vogliamo fare in maniera democratica. Non come ieri sera, una serata da dimenticare, svoltasi nel cortile delle Suore di Salvarano che sempre hanno accolto con affetto vero i gruppi di omosessuali credenti. L’ultima, Suor Mariangela, è morta poco tempo fa. Forse è meglio così: la caccia alle streghe di ieri troppo cozzava con lo spirito di amore cristiano che guidava il loro cuore.
Alberto Nicolini
Segretario Arcigay Gioconda Reggio Emilia