Sei lesbica? Non sarai mai madrina alla cresima

da | 9/11/2020 | Arcigay Gioconda

Succede che in una Parrocchia di Reggio Emilia, una ragazzina di 13 anni durante il percorso in preparazione alla Cresima, indica come madrina una amica di famiglia cui vuole molto bene che, tra le tante cose, ama una donna. Il Sacerdote non ha alcun problema con questo. Poi però cambia il Parroco, e quello nuovo, informato dalla catechista, pone il veto. Quella donna lesbica non deve fare la madrina, a nessun costo.

La famiglia va a parlare direttamente, e scopre che andrebbe bene il padre (divorziato), e tante altre persone in situazioni diverse, ma una donna che vive con un’altra donna, no. Persino davanti alla tredicenne, che difende la sua scelta, non si ferma ad ascoltare, nella sua certezza di uomo che ha rinunciato alla propria sessualità, e che impone la sua visione calpestando le vite altrui, lanciando di fatto un segnale chiaro alla ragazzina: se si scoprisse lesbica, non ci sarebbe un posto alla luce del sole per lei, ma solo nell’ombra del rinnegare sé stessa.

Arcigay Gioconda è composta da persone cattoliche, musulmane, atee, spirituali e non. Quando accadono queste situazioni, proviamo tutt* rabbia e umiliazione. Rabbia perché ogni anno ci sono madrine e padrini LGBTI+ che il più delle volte sono costretti a nascondere sé stessi come se ci fosse qualcosa di male non per ciò che fanno, ma per chi sono.

Il fondamento dell’ipocrisia in cui navighiamo ogni giorno è proprio questo: impariamo presto che dobbiamo nasconderci per partecipare alla vita delle comunità. Il silenzio deve circondare le nostre vite e i nostri sentimenti, e sembrerebbe che in certi ambiti debba essere così per sempre.

Ovviamente nelle realtà cristiane ci sono tante situazioni diverse, penso a un Sacerdote illuminato come Don Paolo Cugini, che ascolta le persone LGBTI+ cristiane e le loro famiglie, e che organizzava momenti di preghiera e veglie, che a Reggio sono state sostanzialmente censurate e ostacolate. O a quella Chiesa nigeriana reggiana che accoglie apertamente le persone LGBTI+.

Ma davanti a una tredicenne che crede nell’eguaglianza, questo castello di ipocrisia si incrina. E crollerà definitivamente nel momento in cui la comunità di fedeli affermerà da che parte sta.

E quel momento è adesso.