Quando parliamo della sigla LGBTQI+ è quasi come se ci dimenticassimo dell’esistenza di alcune delle ultime letterine che stiamo pronunciando. Queste letterine sono lì per un motivo. Sono lì perché qualcun* ha lottato per essere riconosciut*.
Il 26 ottobre 1996 l’Intersex society of North America manifestò davanti all’annuale conferenza pediatrica a Boston. Le persone intersessuali chiedevano di veder riconosciuti dei diritti, ma non solo. In quel momento si stava scatenando una denuncia feroce nei confronti degli atti di chirurgia correttiva che i dottori operavano sulle persone intersessuali per poterle “normalizzare”.
Oggi, 26 ottobre 2020, è la giornata della consapevolezza intersessuale.
Si parla di consapevolezza, perché entri nelle coscienze delle persone che esistiamo e che non abbiamo bisogno di vergognarci, nasconderci o essere “normalizzat*” a tutti i costi attraverso la chirurgia.
Le operazioni che molte persone intersex subiscono nella loro vita (nella maggior parte dei casi prima dell’età del consenso) sono operazioni di carattere estetico. Nulla hanno a che vedere con la salute della persona che viene obbligatoriamente medicalizzata per il suo non poter essere definita all’interno delle etichette che i medici si sono dati. Queste operazioni sono vere e proprie mutilazioni e, seppur sia vero che alcune persone intersex possono voler intraprendere un percorso di transizione, questa scelta deve essere attribuita a loro e a nessun altr*.